“Nel ‘300 il Boccaccio nel “De Genealogiis deorum gentilium”se la prendeva con coloro che denigravano i miti perché inutili e falsi ed era convinto che le finzioni non celano ma esprimono la verità umana: per il certaldese la mitologia non era una serie inerte di leggende convenzionali, ma un patrimonio di schemi e di esempi dietro ai quali si poteva scoprire la verità della poesia, cioè il suo senso umano.” La sua Silloge poetica, dal titolo “La Venere Impulsiva” reca il nome di una delle maggiori divinità associata all’amore, alla bellezza, alla fertilità. Cronologicamente nelle sue liriche si trovano Hypnos, il dio del sonno figlio della notte e fratello di Tanato. Latona, dea del progresso tecnologico. Atena, la dea della sapienza. Eco, la ninfa consumata dall’amore. Vesta, la dea custode del fuoco. Lucifer, la stella del mattino. Zeus, il re degli dei, sovrano dell’Olimpo. La mitologia come chiave di accesso alla sua poesia! Una scelta casuale o necessità?
Un mito è una narrazione sacra relativa alle origini del mondo. La parola mito deriva da mythos e significa parola, discorso, racconto. La parola è un amuleto, un potente talismano. La parola scritta è più potente, molto più forte. È incisa. Indelebile, immortale, e come tale, sacra. La parola non può essere scissa da Dio. E Dio si manifesta attraverso il Verbo.
La lirica è parola accompagnata dalla lira, dalla musica e musica deriva dall’Arte delle Muse. La poesia è Verbo: è parola divina. Scegliere il mito per avvicinarsi all’arte rappresenta un passaggio necessario come la conoscenza di una lingua per decodificare un testo. Non conosco strumento più utile, duttile, necessario.
Al tempo stesso il mito è la riduzione narrativa di momenti legati alla dimensione del rito, insieme al quale costituisce un momento fondamentale dell’esperienza religiosa volta a soddisfare il bisogno di fornire una spiegazione a fenomeni naturali o a interrogativi sull’esistenza e sul cosmo.
La poesia è necessaria all’uomo e alla donna, al loro spirito. Lo è come lo è sempre stato il mito. Come lo è l’arte tutta o la bellezza. Immergendosi nella bellezza, lasciandosi conquistare, ci si avvicina alla Parola di Dio.
Non è necessario fornirsi spiegazioni in un disegno divino, basta affidarsi totalmente al nostro Potere Superiore.
Come è iniziata la sua avventura nel mondo della poesia?
Leggendola, amandola. Più che è un avventura, credo sia un iter. Inizia prima di me, prima di questo segmento di vita, e andrà oltre di me. È una ricerca necessaria. È un’indagine nel mondo popolato dalle parole e dalla loro musicalità. C’è un cuore che pulsa, un corpo che pulsa, una vita palpitante ininterrotta attraverso vari cicli. In questo cerchio, io indago, leggo, traduco, percepisco, scrivo… cerco, infine, la bellezza. La canto. È sacra.
Scrive di giorno o di notte, su carta o al computer?
Sempre, ovunque, comunque. Mi procaccio diversi piaceri, in momenti diversi e in situazioni diverse. A volte fisso su carta un istante, come se avessi una polaroid… a volte “rivivo” ed evoco, do vita, soffio con le parole un’anima. Ma, naturalmente, è solo un gioco divertente. Da prestigiatore… da funambola.
Una delle sue poesie a cui è affezionata maggiormente e perché?
Non mi affeziono alle mie poesie, poesie poi?! Lascio agli altri, se non proprio ai posteri, questo giudizio. Scrivere è un piacere, una gioia, un divertimento, una condivisione muta, una comunicazione interiore. Insomma, non mi affeziono a ciò che scrivo, preferisco condividerlo, teatralizzarlo, pubblicarlo, divulgarlo, discuterne. Se proprio dovessi scegliere, direi che è una poesia che scrissi alle scuole medie. S’intitolava: Lasciatemi. La scrissi sul diario di scuola e a matita, sotto, disegnai una pineta.
Quali sono i poeti che ha amato di più?
Sono incantata dalla poesia di Edgar Lee Masters. La lettura mi affascina molto anche quella orientale. Direi che poeti amati ne ho davvero troppi: dovrei fare un lungo elenco. Ne amo numerosi. La poesia classica di tante donne mi affascina fortemente. Sono molto attratta dal tema della morte che è comune a tantissimi poeti. Personalmente non lo trovo, in poesia, un argomento lugubre, tutt’altro, forse proprio nelle liriche trova la sua più sacra espressione. La sua somma celebrazione di rinascita. D’immortalità della parola e dell’anima.
Qual è il suo libro preferito?
Uno? Beh, è complicato rispondere: Oggetto d’Amore di Pasquale Panella? Ma direi pure I Racconti di Katherine Mansfield. Poi è davvero una domanda difficile, questa: sono troppi i libri a cui sono legata: Il Piccolo Principe, L’Amico Ritrovato… ci sono i libri che mi hanno fatto ridere, quelli che mi hanno commosso, quelli che mi hanno fatto venire voglia di scrivere, quelli che mi hanno insegnato a capire. I libri di saggistica, di narrativa, di poesia e poi ci sono i classici con i quali sono cresciuta, mi sono formata. Mi piace leggere Buzzati, Chiara, Petrolini, Benni. Mi piace Fosco Maraini col suo Lonfo e mi piace la letteratura inglese dello scorso secolo. Mi piace l’umorismo di Pennac. Mi piacciono i vecchi libri russi. Come si fa a sceglierne uno? Uno solo? No, è impossibile!
Lei è narratrice, poetessa, attiva nelle discipline dello spettacolo e della scrittura, è formatrice teatrale, trainer di corsi di scrittura ludo/creativa, dunque, testimone dei tempi attuali, pensa ci sia ancora spazio per la lettura?
E come no?! Mica cambia qualcosa? Si crede che i tempi cambino, personalmente non penso che sia così. Il mondo ruota sempre, non è mai uguale, non è mai diverso, semplicemente è. Se i fiori ancora sbocciano ci sarà sempre qualcuno che ne vorrà scrivere e altri ai quali piacerà leggere. I piaceri sono uno dei lati umani che prediligo. Finché c’è piacere ci sarà vita e la letteratura è, ovviamente, una delle parti migliori, tra le più eccelse, della vita.
E’ infinitamente poetica la metafora in cui la Vita nasca dal più lontano antipode, dal termine ad essa opposto Thànatos. Cosa è riuscita a esprimere della sua vita attraverso la scrittura-catarsi che magari non avrebbe mai esteriorizzato?
Tutto quello che ho scritto sottintende sempre il ciclo della vita, di cui sorella morte è passaggio rigenerante. Ecco, in estrema sintesi, il messaggio del quale sono araldo. Esternare il concetto di morte come fiorita e ciclica rinascita è la ricerca che muove le mie dita su tastiere o brandendo penne e matite colorate che spesso uso per prendere appunti della mia mente creativa d’immagini da catturare.
Nata a Napoli e vissuta ad Agropoli (Salerno)…
La Magna Grecia e, dunque, il mito. Io ho vissuto specchiandomi. Il mio specchio è il Mar Mediterraneo. Da Napoli avevo Capri di fronte e da Agropoli ho Capri di fronte. Da bambina mi facevano sognare quei riflessi di sole al tramonto sulle finestre dell’isola e oggi è ancora così. Resto allo specchio, dal mezzogiorno o dalla mezzanotte, da nord o da sud, non cambia la prospettiva, anche se tutto è inverso è nell’inverso che mi muovo a mio agio. In queste contraddizioni, nei canti delle sirene (la mitica Partenope e quella che è nata dalla mia penna, Erkula, di cui spesso racconto ai bambini) vivo l’essenza della vita e quella superiore dell’arte. Nei contrasti dalle tinte forti.
La Venere Impulsiva è dedicata “a mamma”, una parola codice dell’anima….
Mia madre è una Musa. Una Dea. Mia madre è fulgida come un astro. È tenera e ritrosa come una mimosa pudica. È divertente, intelligente, sagace. È irosa come Hera. Come lei è gelosa. Mia madre è bella. Mia madre è essenza e nascita di me. È conchiglia. Mia madre pensa e teme di dover morire e di lasciarmi sola, lei non vuol capire che non è così: l’amore di mamma è per sempre. È legame al ciclo della vita.
Milena Esposito è narratrice, attiva nelle discipline dello spettacolo e della scrittura, spesso ispirata dal patrimonio popolare storico e mitologico. E’ formatrice teatrale. E’ trainer di corsi di scrittura ludo/creativa. Ha collaborato con vati giornali della provincia di Salerno. Fondatrice dell’associazione culturale “Arte e Parte”, è ideatrice e promotrice di numerosi eventi culturali nel Cilento. Ha pubblicato romanzi “Come miele d’autunno (2007) e Luisa Sanfelice ovvero l’involontaria, Com’è bello saper cantare, Poncho Purpureo, Bocca di Rosa. Opere non rappresentate: La via del desiderio (per teatro) e La boccetta dell’amore ( per il cinema). Per la poesia, ha scritto raccolte Lucifer (edita, 2009) e Senza clamori - Canti per te (inedita).
La cantina selezionata nel
mese corrente e'
Fattoria "Villa Ligi" di
F.Tonelli .
Nella provincia di Pesaro Urbino e precisamente a
Pergola in Via Zoccolanti 25/A, questa azienda conta
importanti riconoscimenti a livello nazionale. La
filosofia dell'azienda e' "Crediamo
profondamente nelle virtù di un vino, capace di
raccontare con estrema sincerità le caratteristiche di
un territorio. Vino è sinonimo di arte; arte come mezzo
di comunicazione di tipicità e tradizione capace di far
sognare e suscitare ricordi.
Questi valori ci accompagnano da tanto tempo, di
generazione in generazione, in questo antico mestiere
che per caratteristiche intrinseche non abbandoneremo
mai. La nostra attività vitivinicola, oramai quasi
centenaria, è contraddistinta da un attaccamento
inscindibile alla tradizione ed in tempi ultimi
all’innovazione, necessaria per ottenere il massimo,
ricercando il perfetto equilibrio tra gusto e colore,
tra bouquet e retrogusto.
La nostra realtà agricola percorre costantemente e
ciclicamente ogni anno gli stessi eventi che
puntualmente ci coinvolgono sensibilizzandoci ogni
giorno di più verso il prodotto finale, il nostro vino,
attraverso la passione per il territorio, la natura, le
persone che ci accompagnano. E’ un processo che non
richiede tempi lunghi né brevi, ma tempi naturali,
quelli necessari per ottenere un lavoro ben fatto.
E’ con tale dedizione e passione che ci rivolgiamo a
quanti condividono il nostro pensiero, il nostro vino,
per condividere attimi unici ricavati da piccoli gesti
come quello di sorseggiarlo in un calice."
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