Meraviglie del Barocco - Zuppa della Regina, cotolette alla Champvalon, filetto alla Bellevue e altre delizie del 600 - San Severino Marche (MC)
La mostra evento dell’estate “Meraviglie del Barocco” è anche un’occasione per riscoprire le pietanze ricche e sfarzose dei pranzi dell’epoca, veri trionfi di gola, tripudio di profumi e sapori. Nel periodo dell’esposizione i ristoratori di San Severino creeranno, infatti, tanti diversi menù, una suggestiva incursione ispirata alle tavole d’epoca elegantemente imbandite con vivande sempre nuove e fantasiose, talvolta composizioni articolate quasi costruzioni scenografiche.
Piatti “d’autore” cucinati a pennello, potremmo dire. Piatti che si ispirano ad Orazio Gentileschi, al Caravaggio, o agli altri artisti in esposizione. Piatti che hanno il profumo dello zafferano e il sapore succulento delle carni di maiale speziate cotte al forno, gli aromi agrodolci, il gusto insolito d’ingredienti ormai rari. Cuochi di oggi, che si ispirano ai gastronomi di altri tempi, i quali usavano condire i cibi con il mosto d’uva e spargevano con generosità erbe e spezie. In occasione della mostra, e per tutto il periodo dell’esposizione, i cuochi di San Severino faranno rivivere atmosfere d’antan: alle loro tavole si potranno assaporare ricette rielaborate o reinterpretate in chiave moderna, ma che traggono spunto da testi della gastronomia seicentesca.
Un evento che unisce quindi arte ed enogastronomia, un patrimonio del gusto che si potrà assaggiare anche con gli occhi. Infatti i Tesori di San Severino, associazione che riunisce produttori locali, artigiani, artisti in occasione della mostra proporrà l’iniziativa “Sapori di Barocco”, che vedrà protagonisti quattro ristoranti (da Piero, Cavallini, LK e Locanda Salimbeni) presso i quali gli ospiti ogni sera potranno gustare, oltre ai piatti tradizionali del menu, anche un menu dedicato totalmente alla cucina barocca.
Non si deve dimenticare che la cultura gastronomica del periodo barocco propone una cucina in cui il colore, la varietà ed estrosità hanno il sopravvento, in cui il cibo è sottoposto a più cotture, arricchito con molte spezie, salse abbondanti, acqua di rose, cannella e zucchero. Un piatto da portata saziava due o tre commensali perché era costituito da pasticci, focacce ripiene e timballi, che aprivano i pranzi o le cene in cui il cibo diveniva il vero protagonista. Attorno alle pietanze si costruiva un vero e proprio allestimento scenografico composto da danzatori, musicisti ed artisti. L’altro indiscusso protagonista, oltre al cibo, era il cuoco che aveva il compito di occuparsi con estrema cura della preparazione delle pietanze accostando sapori e profumi molto differenti tra loro.
Ed ecco riproposto in chiave moderna quello che si mangiava allora: al ristorante Da Piero si può assaggiare la sublime Zuppa della Regina, la storia narra che la squisitezza di questo piatto fosse talmente ricercata che Margherita di Valois desiderava assaggiarla ogni giovedì. Si può proseguire con le cotolette alla Champvalon, piatto forte che conferma la fama di “forchetta mostruosa” di Luigi XIV, e terminare con le meringhe al gelo; nel Seicento il gelato era già conosciuto grazie ad una sperimentazione: si miscelavano e congelavano insieme latte, miele, tuorlo d’uovo e un tocco di vino.
Al ristorante Cavallini si gusta il sandwich del Montague, i maccheroni alla Cardinale, il branzino alle arance e limone, e la cassata gelata di Sicilia.
Da LK, il piatto che non si può non assaggiare è sicuramente il pasticcio di maiale: nei pranzi antichi i piatti freddi erano una costante e venivano serviti come gli antipasti di oggi, anche se certamente erano molto ricchi di spezie e salse, ingredienti che oggi si utilizzano di meno. Da assaggiare il filetto alla Bellevue, creato da Madame de Pompadour che preparò questa specialità per festeggiare il suo nuovo castello a Bellevue, per finire non poteva mancare la crema chantilly con marasche candite. La crema non mancava mai nelle tavole barocche, perché per i commensali era una divertimento guarnire a piacimento le portate con salse e creme varie.
Alla Locanda Salimbeni gusteremo un ottimo piccione selvatico in salmì, frittata con peperone dolce, e per concludere le bocche di dama, la cui ricetta rimase per molto tempo segreta nonostante la semplicità degli ingredienti: farina, burro, uova, zucchero e mandorle tritate.
Un’occasione insolita per scoprire la grandezza di artisti straordinari, dalla visionarità intensa e intrigante e che anche grazie a questo hanno ispirato perfino il mondo dell’alta cucina.
* Autore: Daniele Pallotta - Ufficio Stampa Comune San Severino
Inserito il
08/07/2010
nella categoria
Gastronomia
La cantina selezionata nel
mese corrente e'
Fattoria "Villa Ligi" di
F.Tonelli .
Nella provincia di Pesaro Urbino e precisamente a
Pergola in Via Zoccolanti 25/A, questa azienda conta
importanti riconoscimenti a livello nazionale. La
filosofia dell'azienda e' "Crediamo
profondamente nelle virtù di un vino, capace di
raccontare con estrema sincerità le caratteristiche di
un territorio. Vino è sinonimo di arte; arte come mezzo
di comunicazione di tipicità e tradizione capace di far
sognare e suscitare ricordi.
Questi valori ci accompagnano da tanto tempo, di
generazione in generazione, in questo antico mestiere
che per caratteristiche intrinseche non abbandoneremo
mai. La nostra attività vitivinicola, oramai quasi
centenaria, è contraddistinta da un attaccamento
inscindibile alla tradizione ed in tempi ultimi
all’innovazione, necessaria per ottenere il massimo,
ricercando il perfetto equilibrio tra gusto e colore,
tra bouquet e retrogusto.
La nostra realtà agricola percorre costantemente e
ciclicamente ogni anno gli stessi eventi che
puntualmente ci coinvolgono sensibilizzandoci ogni
giorno di più verso il prodotto finale, il nostro vino,
attraverso la passione per il territorio, la natura, le
persone che ci accompagnano. E’ un processo che non
richiede tempi lunghi né brevi, ma tempi naturali,
quelli necessari per ottenere un lavoro ben fatto.
E’ con tale dedizione e passione che ci rivolgiamo a
quanti condividono il nostro pensiero, il nostro vino,
per condividere attimi unici ricavati da piccoli gesti
come quello di sorseggiarlo in un calice."
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